Fuga dal Gambia


A cura di Priscilla Lopez e Ikhlas Joual Alaoui

Il Gambia è uno dei paesi da cui si scappa di più per le condizioni legate all'assenza dei diritti umani. Ripercorriamo storia e cronaca di questo paese. 


Il Gambia, ufficialmente la Repubblica del Gambia, è uno Stato dell'Africa occidentale. È completamente circondato dal Senegal, a eccezione del punto in cui il fiume Gambia sfocia nell'Oceano Atlantico. Il Gambia è uno dei più piccoli stati del continente. Nel 1965 ottenne l'indipendenza dall'Impero britannico. La sua capitale è Banjul, ma i maggiori agglomerati urbani sono Serekunda e Brikama. Il Gambia è il più piccolo paese dell'Africa continentale e culturalmente può essere considerato una enclave anglofona all'interno del Senegal francofono.


 


Il paese è abitato da una grande varietà di gruppi etnici. I contrasti intertribali sono comunque rari, con ogni gruppo che cerca di conservare la propria lingua e le proprie tradizioni. Il gruppo etnico più consistente è rappresentato dai mandingo (34% della popolazione), seguono i fula (24,1%), i wolof (14,8%), i jola (10,8%), i serahule (8,2%), i serere (3,1%), i manjago (1,9%), i bambara (1,3%) e gli aku (0,9%).[10][11] Nel paese risiedono infine circa 3 500 stranieri, fra cui europei e libanesi. 



L'Islam è praticato da più del 90% della popolazione, il resto sono cristiani di varie denominazioni. Nel paese vige una grande tolleranza fra le due religioni, le cui festività principali sono riconosciute ufficialmente. I rapporti sono i seguenti: musulmani 94%, cattolici 4%, animisti 1%. 


Secondo la costituzione del 1997 il presidente è il capo dello stato, il capo del governo, il comandante in capo delle forze armate e ha il ruolo di ministro della difesa.
Il presidente nomina il suo vice e i ministri e con loro forma il gabinetto di governo che detiene il potere esecutivo.
Il presidente inoltre nomina 5 membri del parlamento, i giudici delle corti superiori, i governatori delle regioni, i capi distretto (detti Seyfo), il presidente e i membri della Public Service Commission, il difensore civico e il capo e i membri della commissione elettorale.[15]
Il presidente è eletto a maggioranza dai cittadini ogni 5 anni. La costituzione non prevede un limite al numero dei mandati. 


Capo di stato e di governo: Adama Barrow (subentrato a Yahya Jammeh a gennaio)
Il nuovo esecutivo si è impegnato a emendare una serie di leggi repressive e a riformare le forze di sicurezza. Sono state intraprese alcune iniziative per l’avvio di un processo di giustizia transizionale.


Diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate nella Repubblica Islamica del Gambia


Le relazioni omosessuali sono rimaste un reato. Una legge, approvata a ottobre 2014, puniva il reato di “omosessualità aggravata” con pene carcerarie fino all’ergastolo. Le persone Lgbti hanno continuato a subire discriminazioni e minacce da parte di attori non statali.
L’aborto è rimasto un reato ai sensi del codice penale, tranne nel caso in cui la gravidanza comporti un rischio per la vita della donna.

Detenzione nella Repubblica Islamica del Gambia


Le condizioni di vita nei carceri non erano in linea con gli standard internazionali a causa della scarsa igiene, dell’insufficiente fornitura di cibo e cure mediche. A febbraio, le autorità hanno rilasciato 174 prigionieri, in occasione delle celebrazioni per l’indipendenza e, a marzo, altri 84 prigionieri sono stati rimessi in libertà, allo scopo di ridurre il sovraffollamento carcerario. La possibilità di ricevere assistenza legale gratuita era limitata, specialmente al di fuori della capitale Banjul. Sono stati nominati nuovi giudici nell’intento di rispondere alla necessità di garantire una maggiore indipendenza della magistratura.


Libertà di riunione nella Repubblica Islamica del Gambia

A fine anno non erano state ancora emendate le leggi repressive che limitavano l’esercizio della libertà di riunione pacifica. Il 23 novembre, la Corte suprema del Gambia ha stabilito che la sezione 5 della legge sull’ordine pubblico del 1961, che imponeva l’obbligo di ottenere un’autorizzazione dalla polizia per svolgere un raduno pacifico, non violava la costituzione.












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